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I “Costruttori di Dio”

Fedorov lavorava nella Biblioteca del Museo Rumiantsev e intrattenne rapporti con gli intellettuali più in vista del suo tempo.1 Un certo numero di bolscevichi furono influenzati dalle sue teorie. È certo il suo influsso su Aleksandr Malinovsky, (1873-1928) noto come Bogdanov (un soprannome che significava «dotato da Dio»), Maksim Gorkij (1868-1936), Anatoly Lunacharsky (1875-1933), Andrei Platonov (1899-1951), Nikolay Setnisky (1888-1937).2 Molti di costoro erano stati vicini anche alla Teosofia di Helena P. Blavatskij.

1. Young, M. Russian Cosmism in the 1920’ and today in Glatzes Rosenthal B., cur., The occult in russian ad soviet cultur, Cornell U.P., Ithaca NY, pp. 185-202.

2. Young G.M. Fedorov’s transformation of the occult in Glatzes Rosenthal B., cur., op. cit., pp. 171-184.

L’occultismo di Bogdanov

Bogdanov, praticò un pensiero che rammenta varie forme di occultismo con accenti di satanismo; era convinto che il segreto dell’immortalità risiedesse nel sangue e fondò a Mosca un Istituto per la trasfusione del sangue. Di questa pratica morì nel 1928. Molte prassi magiche ed occultistiche, come le evocazioni, si basano sulla manipolazione e l’ingestione del sangue secondo precise regole, tempi e ricette. Gorky, Lunacarsky, Bogdanov e Leonid Krasin appartennero ad un movimento chiamato dei Bogostroitel’stvo i «Costruttori di Dio». Per questo gruppo o conventicola il concetto innato di Dio andava preso alla lettera, come scopo finale, opera collettiva. Essi volevano «affiancare alla struttura scientifica del marxismo la mistica religiosa».1 Bisognava stabilire cosa fosse Dio e poi «crearlo». Il dio dei Bogostroitel’stvo era un dio immanente, che Maksim Gorky rappresentò come la folla che opera un miracolo su un malato.2 Il gruppo però era convinto di ottenere di più di una semplice guarigione.

1. Fumagalli N., Cultura politica e cultura esoterica nella sinistra russa (188-1917), Barbarossa, Cusano Milanino 1994, p. 263.

2. Nel racconto La confessione citato da Fumagalli N., Ibidem.

L’Ultima domanda di Asimov

Asimov

Sorprendentemente, l’idea dei Costruttori di Dio riemerse pochi decenni dopo in un racconto dello scrittore americano di origine russa Isaac Asimov, l’Ultima domanda. Nel racconto del 1953, Asimov presenta la costruzione di un computer sempre più potente e sempre più grande che infine arriva a diventare onnipotente e a poter distruggere e soprattutto ricreare la vita e l’universo intero, lo scopo finale. La più folle ambizione prometeica: sostituirsi all’essere supremo. Il computer sostituendosi a Dio, diventando dio, spegne ogni energia e poi ridà vita all’universo con un fiat lux. Il racconto rieccheggia il tema centrale dei Bogostroitel’stvo.
Per il Lunacarskij di Religione e socialismo Marx era il «più grande profeta ebreo», il fondatore della «quinta delle grandi religioni nate dall’ebraismo» e lui «il più grande profeta dell’ebraismo».1 E dunque se questa religione aveva un profeta, l’uomo che l’aveva attuata poteva ben aspirare alla resurrezione. Una parodia dell’evento fondante del Cristianesimo, la Resurrezione di Gesù proclamata da Paolo? Lo scopo più ambizioso della conventicola dei Bogostroitel’stvo era né più ne meno che sconfiggere la morte. O meglio fornire la giustificazione teorica per provare e anticipare quell’estremo atto dell’intelligenza e della volontà. Per Stetnisky era indispensabile abbandonare cremazione e sepoltura e conservare i corpi, possibilmente congelandoli in un «cimitero mondiale» posto nel gelo perenne, in prossimità del Polo Nord. Strettamente legata era la necessità di trovare nuovo spazio vitale, colonizzando altri pianeti. Da qui la nascita di una forma di «cosmologia esoterica» che avrebbe influenzato lo stesso Yuri Gagarin (1934-1968).2

1. Scherrer J., La ricerca filosofio-religiosa in Russia agli inizi del XX secolo, «Storia della Letteratura Russa», III, 1, p. 210.

2. Vanchu A.J. Technology and esoteric cosmology in early soviet literature in Glatzes Rosenthal B., cur., op. cit., pp. 203-222.

L’Immortalismo

Per i Bogostroitel’stvo l’umanità colletivizzata era già una sorta di essere immortale collettivo. Questo pensiero fu anche chiamato Biocosmismo o Immortalismo. Ci siamo avvicinati al retroterra ideologico, alla motivazione ultima della conservazione, così accurata, così dispendiosa, così apparentemente inutile, della salma di Lenin e del suo cervello. Probabilmente il centro e il culmine dell’intera operazione. Lenin ad un certo punto soccombette. Fu trasferito nella tenuta di Gorkij la stessa che aveva ospitato i Z’birsky; fu curato disperatamente, ma la sua malattia non diede scampo. Lì il padre della rivoluzione chiuse gli occhi per sempre. Per sempre?
Non ebbe una tomba normale, ebbe la tomba di un’autocrate dei tempi antichi; lui, il maieuta della rivoluzione scientifica, dell’umanità nuova e affrancata da ogni superstizione giacque nel sepolcro di un semidio. E dunque, dopo tutto quanto abbiamo ricordato, è ormai lecito il quesito se questo sepolcro abbia qualche connessione con il gruppuscolo dei Bogostroitel’stvo. Ci dice qualcosa che Lenin fu affidato alle mani di un parascita, come i faraoni mummificati per non spegnere del tutto la loro essenza vitale, il loro Ka? Scrive a proposito dello ziqqurat di Lenin la Glatzer Rosenthal, curatrice del volume della Cornell University da cui abbiamo tratto molte informazioni (la traduzione è nostra):  

Alla tomba di Lenin fu data la forma di un cubo piuttosto che di una piramide perché il cubo significava la quarta dimensione della vita che, secondo i teosofi, sopravviveva alla disintegrazione del corpo. Kazimir Malevich, l’artista che propose la forma cubica, pensava che essa consentisse di sfuggire alla morte. «Lenin – dichiarò – era stato resuscitato dalla materia soggetta al tempo e si ritrovava ora nel mondo della vera arte e della vera religione, il regno super-materiale dello spirito ideale». Per qusto motivo Lenin doveva essere collocato in un cubo, simbolo dell’eternità. Per Malevich il cubo, significando metamorfosi, rappresentava non soltanto l’immortalità di Lenin ma anche una cultura completamente nuova. Il cubo avrebbe realmente creato questo cultura movendo attraverso lo spazio, poiché possedeva proprietà teurgiche. Il cubo, si può anche aggiungere, possedeva il prometeismo e l’orientamento al futuro dei bolscevichi molto meglio della piramide che ricordava la antichità più remota ed era stata costruito ricorrendo alla fatica degli schiavi (…) La forma triadica di Majakowskij «Lenin è vissuto! Lenin vive! Lenin vivrà! » divenne un mantra del culto.1

1. Glatzes Rosenthal B Political implications of the Early twentieth-century occult revival in Glatzes Rosenthal B., cur., op. cit., pp. 203-222 (ivi p. 406).

Il sogno prometeico

Carlo Dossi

L’ultima parte del mantra potrebbe non essere soltanto una trovata retorica. Qualcuno prendeva sul serio quella declinazione al futuro: «vivrà». Dalla mummia di Mazzini, presto rovinata, e dal suo modesto tempietto massonico, si voleva forse trarre alla vita una larva, uno spirito benevolo e ispiratore. Questo sogno prometeico, ancora spiritualizzato perché de-materializzato, si è trasformato con i bolscevichi, o con un gruppetto di bolscevichi influenzato dai Bogostroitel’stvo, in un sogno letterale di restituzione alla vita di un corpo morto, preservato in uno ziqqurat costruito secondo veri e propri principi occulti le cui caratteristiche non sono state tramandate. Una vera e propria operazione di necromanzia scientista, come l’operazione di Frankenstein, il moderno Prometeo che per una di quelle sincronicità della storia era stato scritto esattamente cento anni prima della Rivoluzione d’Ottovre, nel 1818. La teoria della quarta dimensione era comune agli spiritisti. E non ci soprenderà ritrovarla, espressa allo stesso modo di Malevich, in una delle Note Azzurre di Carlo Dossi:

5284. Zöllner, tedesco, distinto professore di matematiche, morto, credo nel 1882, scrisse volumi sullo spiritismo di cui fu ardente credente, pubblicando fotografie di spiriti ecc. Definì gli spiriti “esseri che vivono nella quarta dimensione”. Per concepire metafisicamente questa dimensione, suppongasi un mondo di due dimensioni larghezza e lunghezza e (fatta astrazione da noi) s’imaginino esseri che si movano limitatamente in queste due sole dimensioni. Noi, dalle tre dimensioni si potrebbe stare ai medesimi come gli esseri dalle quattro dimensioni rispetto a noi, etc.

Andrei Platonov uno degli iniziali fautori dell’occultismo scientista sovietico, così esprime la convinzione circa la possibilità di far risorgere Lenin, nel romanzo Kotlovan (Le fondamenta, 1930), che peraltro contiene una critica durissima al sistema sovietico e alle illusioni che stava costruendo:

«Phrushevsky! I successi più elevati della scienza, la renderanno capace di far risorgere i corpi decomposti degli uomini?»
«No» – rispose Prushevsky.
«Menti» – obbiettò Zhachev (…). Il marxismo può fare tutto. Perché credi che Lenin giaccia a Mosca perfettamente intatto? Attende la scienza, egli vuole risorgere dai morti».1

1. Hagemeister G. M. Russian cosmism in the 1920’s and today in Glatzes Rosenthal B., cur., op. cit., pp. 185-202 (ivi p. 189).

Il destino del piccolo padre

Il comunismo sovietico divenne poi un sistema privo di «uscite dal mondo»; un secolo di studi sulla storia sovietica pratica, materialista, scientista rende difficile accettare l’idea che nei primi anni della vita del nuovo stato dei Soviet un gruppo di uomini vicini ai vertici potesse pensare seriamente che Lenin potesse essere riportato in vita, risorgere dai morti, con il suo corpo, senza un intervento soprannaturale ma soltanto con l’attuazione radicale delle estreme possibilità delle possibilità del corpo del popolo, il nuovo Adam Kadmon. Queste possibilità, e il pensiero dei Bogostroitel’stvo ha un nome tecnico: è gnosticismo rivoluzionario e panteista. Una coerente evoluzione del sistema mitico di Marx, dopotutto.
Questo sogno prenderà poi strade diverse, come la clonazione. Lo si vide già all’epoca della morte di Stalin, il piccolo padre. All’epoca della sua imbalsamazione l’uomo d’acciaio, nel 1953, il clima culturale esaltato dei «cosmisti» e dei «costruttori di dio» degli anni Venti era ormai concluso. Tuttavia fu deciso inizialmente di collocare il suo corpo imbalsamato vicino a quello di Lenin dopo che fu sottoposto alle cure dei Zbirsky. Nel 1961, il vento rinnovatore di Krusev ne causò il seppellimento ai piedi del Cremlino e Lenin, tornò ad essere l’unico padre della Rivoluzione ancora visibile. I tempi erano cambiati, i dèmoni degli anni Venti avevano lasciato spazio a scienziati più pragmatici.

La mummia di Mao Zedong

Dopo quello di Lenin e Stalin, il caso più conosciuto di imbalsamazione di un leader comunista è quello dei Mao Zedong (1893-1976). Ma in questo caso si trattò di qualcosa di diverso. I leader comunisti che gestirono la sopravvivenza post-mortem del cadavere di Mao non condividevano le stesse credenze degli gnostico-rivoluzionari russi. All’interno del Bolscevismo russo si era sviluppata, nel primo periodo, una conventicola che aveva portato all’estremo la convinzione millenaristica già implicita nel marxismo-leninismo combinandola con credenze occultistiche derivate dalla tradizione dei «demoni» russi, dal teosofismo. La resurrezione del corpo fisico del capo veniva ritenuta, da taluni, alla portata della scienza futura e ciò giustificava la cura estrema per conservare un corpo che evidentemente si pensava di poter nuovamente riempire un domani di organi o di protesi.
Questa finalità e questa cura, invece non appaiono nel caso di Mao Zedong il quale fu sottoposto a pratiche di imbalsamazione funzionale tipiche dei capi di stato. Soltanto il cervello – organo peraltro di più facile conservazione almeno nella sua macrostruttura –. Soltanto in un secondo momento, i vertici del partito pensarono alla conservazione illimitata del corpo da collocare nel grande mausoleo della Piazza Rossa. Ma, la tradizione del comunismo cinese era autarchica rispetto a quella russa; era la risultante di una combinazione peculiare di marxismo-leninismo con il millenario fondo culturale cinese che non prevedeva quegli esiti prometeici caratteristici della cultura russa ed europea. Nessuno, a quanto pare, prese sul serio l’ipotesi della sopravvivenza futura del capo, eternizzato in altro modo, come nume tutelare che ormai non aveva più bisogno di un corpo ma di immagini, slogan e pratiche comuniste.

Il caso di Ho Chi Minh

Questo spiega perché i cinesi non si rivolsero ai russi, e al laboratorio dei professori Boris e Il’ja Zbersky, che avevano avuto ormai un cinquantennio per perfezionare le loro pratiche. Decisero di arrangiarsi, ricavandone risultati grotteschi. Il corpo di Mao fu al tal punto gonfiato dai liquidi conservanti che il suo volto diventò, secondo i testimoni, una “palla”. Con fatica l’incidente fu superato, ma ciò che interessava era mantenere, per così dire, presentabili soltanto le pari visibili e più simboliche del suo corpo: le mani e soprattutto il volto. Ciò spiega anche perché, una commissione di imbalsamatori si recò subito a Parigi, presso il Museo di Madame Tussaud, quando fu presa in considerazione l’ipotesi di modellare una statua di cera del grande timoniere, ipotesi che fu poi abbandonata.
Rispetto a quello di Mao e di altri capi comunisti, il caso di Ho Chi Minh sembra più vicino agli intenti degli scienziati che hanno lavorato su Lenin e Stalin. Ho Chi Minh infatti è stato più vicino alla cultura europea, russa e francese in particolare. Inoltre egli è stato collocato in un mausoleo ad Hanoi che è una replica in piccolo di quella di Lenin: uno ziqqurat. Dubitiamo comunque che coloro che decisero la sua imbalsamazione, perfetta come quella di Lenin, credessero nella possibilità di riportarlo in vita.

Bibliografia

  • Hagemeister G. M. Russian cosmism in the 1920’s and today in Glatzes Rosenthal B.
  • Glatzes Rosenthal B Political implications of the Early twentieth-century occult revival in Glatzes Rosenthal B.
  • Fumagalli N., Cultura politica e cultura esoterica nella sinistra russa (188-1917), Barbarossa, Cusano Milanino 1994.
  • Scherrer J., La ricerca filosofio-religiosa in Russia agli inizi del XX secolo, «Storia della Letteratura Russa», III, 1.
  • Vanchu A.J. Technology and esoteric cosmology in early soviet literature in Glatzes Rosenthal B.
  • Dimitri F., Comunismo magico, Castelvecchi, Bologna 2004.
  • Young, M. Russian Cosmism in the 1920’ and today in Glatzes Rosenthal B., cur., The occult in russian ad soviet cultur, Cornell U.P., Ithaca NY.
  • Young G.M. Fedorov’s transformation of the occult in Glatzes Rosenthal B.
  • Ferrari A. Resurrezione e rivoluzione nella cultura russa, «Quaderni di Avallon» n-17 (1988).
  • Dolcetta M. Témoiage. Occultisme et communisme, autour de Lénine ete de l’Institut du cerveau, in A.A.V.V., Esotérisme ete socialisme «Politica hermetica», n-5 (1995).

Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Milano, specializzandosi in Storia del Rinascimento. È romanziere e saggista. Insegna Scrittura Creativa all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Ricercatore storico e studioso di storia dell’immaginario e delle idee, ha pubblicato molti libri e centinaia di articoli, collaborando con mensili, settimanali e quotidiani.

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