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La nuova morte – quinta parte

Le produzioni di pop culture basate sul mito del vampiro, il nosferatu, il non morto che deriva da tradizioni folkloriche su demoni sanguinari e che ha avuto un seguito di libri, film e poi serie televisive che annovera centinaia di titoli, è piuttosto noto e studiato nelle sue implicazioni culturali e anche, in un certo senso, spirituali. Creature della notte, odiatrici della luce, in molte produzioni precedenti vengono tranquillamente accostate al demonio, come accade nella raffinata Penny Dreadful (2014-2017). Più recentemente, però, il tema del non morto che – a differenza dello zombie – non chiede il cervello o interiora ma si ciba unicamente di sangue (questo il consensus per il tipo del vampiro) ha subito un’evoluzione. I vampiri, in una serie nutrita di produzioni seriali televisive, cinematografiche e anche romanzesche, si sono incrociati agli zombi. Uno degli esempi più noti, a questo proposito, è la serie The Strain (2014-2017) che il regista e sceneggiatore Guillermo del Toro ha tratto da un film e da una serie di libri che ha scritto in collaborazione con Chuck Hogan. L’origine del male deriva da un’antica serie di demoni vampiri che spargono nel mondo un’infezione che trasforma le creature umane in esseri simili a non morti ma assetati di sangue e di morte.

I morti assetati: vampiri

Penny Dreadful Cast

Questi si trasformano in creature immortali, assetate di sangue e di morti; ricordano qualcosa della loro vita passata, come dimostra la moglie del protagonista, il dottor Goodweather, che sente una confusa attrazione per il proprio figlio che lei torna a cercare, ma non è nemmeno certo che le sue intenzioni siano buone. Anche in questo caso l’infezione è violenta e gli uomini trasformati sono tutti obbedienti ad un’unica oscura entità, malefica e decisamente satanica, alla quale una serie di eroi danno la caccia. Questi vampiri, come quelli della serie Underworld (5 film in tutto dal 2003 al 2017), vengono mostrati del tutto simili agli umani (tranne che negli occhi) ma la loro dipendenza da forze oscure e diciamolo pure senza reticenze, demoniache, è evidente non appena si esamini la fenomenologia delle loro apparizioni. I vampiri immortali (non morti) di Underworld ricordano quelli inventati da John Polidori e Brahm Stoker, ma soprattutto quelli di Ann Rice (1940), la scrittrice che ha iniziato la serie che ha come protagonista il vampiro Lestatt in Interview with the Vampyre (1976) e l’ha continuata in The Vampire Lestat (1985) – da cui fu tratto un film di grande successo di Neil Jordan – e poi continuata con altri due titoli. Presenta vampiri gentili, colti ma inevitabilmente assassini, che attraversano le epoche e le culture, e portano con sé la loro inestinguibile malinconia.

Morti transumani

Ma vi sono anche i morti coscienti di esserlo, riportati in vita da esperimenti di vario tipo e che rivendicano la loro superiorità di immortali perché morti tornati dalla morte. Esseri che dimostrerebbero che l’anima resiste al passaggio e si ricompone alla ricomposizione del corpo grazie alla scienza che si serve di computer o di arti mediche stravaganti. Così sono i non-morti creati dal dottor Victor Frankenstein della serie Penny Dreadful (2014-1017). La prostituta ritornata in vita mostra una coscienza di classe e un cinismo che prima non aveva e, riecheggiando Scritture e profezie, ma volte al contrario, scandisce: “We were created to love, my love. And the blood of Mankind will water our garden. Us and our kin and our children and our generations we are the conquerors . We are the pure blood We are steel and sinew blood We are the next thousand years We are the dead” (Penny Dreadful, 2,8: Memento mori). Sono, in fondo, i morti transumani, privi di anima, macchine coscienti, che la scienza fa risuscitare.

memento

Quelli che alcuni visionari pensano che si potranno far risorgere in futuro e che ora dormono conservati nelle capsule criogeniche. Sono i morti non morti che negano ogni vita soprannaturale, l’anima e i suoi misteri. Tutto è biochimica. I progenitori di questi morti non sono il mostro di Frankenstein che era un golem che conservava soltanto un barlume di coscienza, sono quelli che gli scienziati dell’Istituto del Cervello di Lenin pensavano resuscitare un giorno. E poi ci sono i ritornati dannati, come il protagonista del fumetto (e poi film), Hellboy 2004, 2019), il resuscitato; o la zia di Chilling adventures of Sabrina (1918) che muore e risorge continuamente e loda satana. Hellboy è un uomo dannato all’inferno che ha l’aspetto di un demone ma si dedica ad attività socialmente utili. Perché, in fondo, è un buon diavolo. Ma sulla “rivalutazione” dei demoni ritorneremo: sono un capitolo a parte.

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Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Milano, specializzandosi in Storia del Rinascimento. È romanziere e saggista. Insegna Scrittura Creativa all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Ricercatore storico e studioso di storia dell’immaginario e delle idee, ha pubblicato molti libri e centinaia di articoli, collaborando con mensili, settimanali e quotidiani.

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