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Romanzi difficili

Abbandoniamo per un po’ alle loro glorie i libri da classifica e riprendiamo testi giudicati inadatti all’ombrellone e ai suoi ozi, magari qualche libro difficile attorno al quale non si combattano zuffe tra sostenitori e detrattori nelle arene dei premi letterari. Che ci costringa a rileggere. Che ci respinga, magari, all’inizio (molti grandi libri non hanno incipit facili). Che non ci porti per mano facilmente pagina dopo pagina. Che sia privo di “colpi di scena” nei luoghi prestabiliti. Che non sia stato dettato dall’obbligo di denunciare, scandalizzare, raccontare scomode verità o parlare dei “giovani” – come categoria – nel bene o nel male. Che si neghi all’obbligo di essere “scorrevole”, di mimare il parlato e di tenerci aggiornati nelle indignazioni politiche. Che non sia un “esordio sorprendente” di quelli spediti in migliaia di copie omaggio al target giusto. Sottraiamoci, almeno per un mese, almeno d’estate, all’ansia dell’aggiornamento da uffici stampa e riscopriamo i piaceri della lettura vera, quella sottratta al tempo e agli obblighi del letterariamente corretto. Le letture che restano, posandosi come una polvere d’oro sui nostri pensieri, sono sempre rubate; sono clandestine, impreviste e, generalmente, hanno poco a che vedere con i nuovi re o regine da bestseller con fascetta che compaiono, ormai, al ritmo di uno al mese per gruppo editoriale.

Le ali della colomba

Henry James

Per cominciare si può affrontare, se non lo si è mai fatto, la lettura di un testo chiuso come una fortezza, di un’intensità quasi intollerabile, come Le ali della colomba di Henry James. Scritto attorno ad una trama così esile, fitto di dialoghi che richiedono una concentrazione intensa, il romanzo, quando alza la sua nebbia, ci immerge in acque profondissime. Oppure esponiamoci alla fascinazione del monologo infinito di Austerlitz di Winfried G. Sebald, nelle cui pagine vive quel bizzarro individuo che sa tutto dell’architettura di stazioni, musei e palazzi di giustizia e ci racconta una storia forse già sentita ma vista come da un’angolatura che non pensavamo potesse esistere. Inevitabile posare il libro per verificare, per ricercare, per capire se stiamo leggendo un’opera di completa invenzione o di parziale realtà e iniziare un’avventura intellettuale che non si dimenticherà.

Il dono di Nabokov

Vladimir Nabokov

E che dire della laboriosa lettura de Il dono di Vladimir Nabokov? Altro testo che respinge, all’inizio, così irto, così denso, da infastidire. Una lettura che può essere lasciata e ritentata più volte, sino a quando non si trova la chiave giusta per capirlo. E allora si apre una porta che schiude molti dei piaceri che la creazione letteraria può regalarci: gioco d’intelligenza e di simmetrie, matematica applicata ai ricordi. Sono letture a passo lento obbligato, come quando si cammina nella neve alta che nasconde il profilo del terreno o nell’acqua che cela il fondo. Letture delle quali difficilmente qualcuno ci chiederà conto. Libri già recensiti, già passati attraverso le passioni e dimenticati lì, da qualche parte. Libri che sono rimasti per noi.

Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Milano, specializzandosi in Storia del Rinascimento. È romanziere e saggista. Insegna Scrittura Creativa all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Ricercatore storico e studioso di storia dell’immaginario e delle idee, ha pubblicato molti libri e centinaia di articoli, collaborando con mensili, settimanali e quotidiani.

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