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Il cervello di Lenin e il cosmismo: l’arte della negromanzia

La simbologia del potere non s’ispira mai al caso, pertanto la questione delle motivazioni culturali che stanno all’origine della preparazione della mummia di Lenin e della costruzione del mausoleo a gradoni della Piazza Rossa sono, in gran parte, da indagare e non si esagera quando si afferma che sono avvolte nel mistero a cominciare da quando si tenta di rispondere alla domanda: «chi prese la decisione di imbalsamare Lenin e di esporlo nello ziqqurat
Una discussione importante circa il destino della salma di Lenin avvenne, secondo Buharin, il 19 ottobre del 1923. In quell’occasione, Stalin avrebbe detto tra l’altro: «Questo problema, per quanto ne so, preoccupa anche i nostri compagni di provincia. Loro pensano che, in quanto uomo russo, Lenin non possa essere cremato. Alcuni prendono in considerazione l’ipotesi che la scienza moderna sia in grado di conservare a lungo il suo corpo – abbastanza a lungo in ogni caso, perché la nostra coscienza possa abituarsi all’idea della sua assenza fra noi.» A queste parole avrebbe risposto Trockij, indignato che si volessero rimpiazzare le relique dei santi con quelle di Vladimi Il’ic, concordando con Buharin e Kamenev (Zbarsky I. – Hutchinson S., op. cit., p. 11).
Sembra di assistere alla stessa discussione che si tenne attorno al corpo di Mazzini morto. Qualcuno propone (Bertani, Stalin), altri d’indignano (Usiglio, Trotskij, l’amante di Mazzini, la moglie di Lenin). La motivazione apparente sarà la stessa: il culto nuovo per il popolo, per non far sentire la mancanza dei«culti superstiziosi». E dunque su Stalin come su Bertani avrebbe pesato quella «tradizione spirituale secolare», il cristianesimo?

Chi decise?

Lenin e Stalin

Buharin attribuisce la decisione a Stalin e a una serie di ignoti «compagni di provincia». Né di questa conversazione né dell’incontro vi è traccia in registri o verbali. Pertanto si può gettare il dubbio sul fatto che si sia effettivamente verificata considerando quanto era costante l’abitudine alla menzogna e alla falsificazione in quegli anni terribili in cui la dittatura si stava consolidando. Questo significa che pressoché ogni proposta è aperta.
Ma che la motivazione non fosse quella di dare alla gente un altro «santo» imbalsamato cui la gente potesse fare onore è provato dal fatto che nel 1953 anche Stalin fu imbalsamato e collocato vicino a Lenin sino al 1961 quando Krusev lo fece rimuovere e seppellire. A quell’epoca, il «piccolo padre» aveva sradicato ogni parvenza di religione popolare nel cuore dei russi, e certamente ogni parvenza visibile. Eppure anche lui fu imbalsamato e esposto alla visione dei suoi compagni. No, sono altre le motivazioni, e più sottili, certamente meno presentabili che stanno dietro a queste operazioni. E non si andrà lontano dalla verità quando si cercherà di indagare quel singolarissimo «materialismo magico» che ha allignato nella terra dei Soviet per alcuni anni.

Lo ziqqurat assiro-babilonese

Il mausoleo piramidale a gradoni, inscritto in un parallelepipedo, di 24 metri di lunghezza, sotto il quale Lenin viene esposto da più di ottanta anni è stato terminato nel 1930, dopo una prima impalcatura effimera e una seconda costruzione in legno nel quale fu collocato per sei anni. L’attuale mausoleo è composto, secondo le stesse parole di Il’ja Zbarskij, che vi ha lavorato per moltissimi anni, da «sei gradoni e un tempietto al vertice con 15 colonne» (Zbarsky I. – Hutchinson S., op. cit.).
Il vertice, il settimo gradino, è dunque il compimento. Indubbiamente un simbolismo costruttivo da manuale: un settenario compiuto. E di origine assiro-babilonese, poi; cultura che perfezionò il sistema astro-biologico che posava le sue simbologie sui sette pianeti e sette cieli. La cultura assiro-babilonese era considerata dall’archeologia dell’epoca come la madre della cultura egizia, più antica, più pura? Molti ex marxisti-leninisti ortodossi (e forse ingenui, da questo punto di vista) inorridirebbero.
La «piramide» dunque richiama, più precisamente, uno ziqqurat assiro-babilonese, a gradoni, presenta infatti lo stesso caratteristico tempietto sulla cima. Come si può vedere da una ricostruzione dello ziqqurat di Babilonia, l’edificio sovietico è stato modellato sul primo, in entrambi i casi il tempietto rettangolare ha il basamento sul settimo gradino. Tutto si può pensare ma non che una nomenklatura atea prendesse come modello come scrive Fisher una superstizione della «campagna russa». Difatti, come abbiamo visto la superstizione presa a modello era molto più antica. Scrive però Fischer:

Secondo voci ripetute con insistenza, la Kruskaja [la moglie di Lenin], che sopravvisse al marito sino al 1939, era contraria alla sua imbalsamazione, e non è difficile capire le sue ragioni sentimentali. Anche la sua ragione politica non è un segreto perché ella era una bolscevica vecchio stile, che aborriva dalla glorificazione personale, così come lui, e deve essere inorridita a vedere il regime rivoluzionario imitare le vecchie pratiche chiesastiche russe. La campagna di propaganda ateistica del governo sovietico inscenava regolarmente pubbliche aperture di bare di santi uomini che si credeva che si fossero miracolosamente conservati intatti (…) e in questa occasioni la stampa comunista annunciava che non era stato trovato altro che ossa e capelli. Inconsciamente, o forse di proposito e con cinismo, i materialisti marxisti di Mosca pagavano un tributo alle anime pie russe.
(Fischer L., Vita di Lenin, 2, cit., p. 1116).

Gli altri “imbalsamati”

Mao Zedong

Possibile che fosse soltanto questo il motivo: che costringeva a con cinismo o addirittura «inconsciamente» a ripristinare le vecchie pratiche chiesastiche? Per pagare un tributo alle anime pie russe? L’ipotesi non sta in piedi, se non altro perché furono proprio quelle anime pie che Lenin iniziò a sterminare e che presto sarebbero caduti a decine di milioni nella più grande ecatombe della storia.
Per dissipare la convinzione che di questo si trattò, di ripristinare pratiche chiesastiche che parodiavano la conservazione dei santi (eccezionalmente autentica e del tutto naturale però), si pensi alla lista dei capi comunisti russi che tra il 1949 e il 1995 furono imbalsamati: Georgij Dimitrov (capo del PC bulgaro), Klement Gottwald (segretario generale del PC ceco), Lindon Forbes Burnham (presidente della Repubblica Cooperativa della Guyana) e poi Horloogijn Chobalsan (dittatore comunista mongolo), Ho Chi Minh (leader comunista vietnamita), Agostino Neto (dirigente della Repubblica Popolare d’Angola), Kim Il Sung (tiranno della comunista Corea del Nord) e Mao Zedong (1893-1927).

Il ciclo rivoluzionario

È impossibile pensare che anche dittatori comunisti di stati orientali come la Mongolia, la Corea o il Vietnam siano stati sottoposti allo stesso trattamento per offrire un tributo «alle anime pie» cristiane. In terre dove si praticava tradizionalmente l’incenerizione del cadavere. L’imbalsamazione era dunque un portato della cultura comunista.
Alcune culture estremo-orientali come quella cinese aveva praticato l’imbalsamazione dei propri capi. Ma quello che conta stabilire è che il precedente di Lenin poté riprodursi perché sottendeva ad un fondo culturale e spiritualistico occulto che la storiografia ha trattato per tanti anni come una nota a margine – avrebbe intaccato la forza morale del materialismo assoluto – o ha celato come una bizzarria del solito spiritualismo russo. Persino un libro recente come Comunismo magico di A. Dimitri scivola su questo inaudito particolare con una fretta tipica: «curiosità», bizzarrie. Eppure è un elemento rivelatorio, abbacinante, che svela d’un tratto la natura prometeica, e luciferina, di ciò che sino a quel momento era il «cacùme» del grande ciclo Rivoluzionario iniziato visibilmente con la Rivoluzione Russa. 

I simboli del potere

La costruzione dello ziqqurat di Mosca fu diretta da Aleksei Viktorovich Shchusev (1873-1949) e, secondo Bernice Gatzer Rosenthal, ispirata da Kazimir Malevich (1878-1935), inventore del Suprematismo (Glatzes Rosenthal B Political implications of the Early twentieth-century occult revival in Glatzes Rosenthal B., cur., op. cit., pp. 203-222 (ivi p. 406). Shchusev, architetto, studiò a San Pietroburgo tra il 1892 e il 1897, divenne membro dell’Accademia delle Scienze russa dal 1910 e poi autore di diverse opere importanti negli anni Trenta e Quaranta. Fra cui la Galleria Tretiakov (1926-1929), e la Stazione Kazansky (1913-1926).
Lo ziqqurat fu costruito in granito rosso-scuro, porfido e labradorite. Sopra l’entrata, costruita in labradorite nera il nome di Lenin è inscritto in porfido rosso. L’edificio misura 12 metri di altezza e 24 di larghezza. Il tempietto collocato in cima non può essere usato perché troppo piccolo, il suo valore è dunque puramente decorativo o meglio simbolico. Solitamente, gli unici elementi simbolici letti sono il rosso (che simboleggia il comunismo) e il nero (che simboleggerebbe la tristezza). Vi era qualcuno che credeva, in qualche forma, tra le mura del materialismo assoluto, che il fantasma di Lenin avrebbe potuto aiutare in qualche modo il nascente impero sovietico?  

Le radici cosmiste

Fedorov, il bibliotecario padre del Cosmismo russo

Assieme al corpo fu conservato anche il cervello di Lenin, considerato eccezionale per l’estensione delle circonvoluzioni cervicali e lo sviluppo del lobo frontale. Il cervello fu affidato alle cure del professore tedesco Oscar Focht (1870-1955) che iniziò gli studi del reperto anatomico in un laboratorio poi trasformato in Istituto regolarmente finanziato e con personale fisso, a partire dal 1928.
La bizzarra attività di ricerca – bizzarra soprattutto se si considera la sua durata – è proseguita, nella più assoluta discrezione per decenni. E ha compreso, oltre a quello di Lenin, i cervelli di Majakowsky e Sacharov. Nel 1995 Marco Dolcetta intervistò il direttore dell’Istituto, il professor Andreev, il quale raccontò che l’istituzione fu affidata al professor Focht perché aveva eseguito studi sull’architettura del cervello per anni in Svizzera, prima di dover espatriare a causa della minaccia hitleriana (Dolcetta M. Témoiage. Occultisme et communisme, autour de Lénine ete de l’Institut du cerveau, in A.A.V.V., Esotérisme ete socialisme «Politica hermetica», n-5 (1995), pp. 133; p. 139). Andreev ammetteva una certa somiglianza fra gli interessi dell’Istituto sovietico da lui diretto e analoghi istituti nazisti. C’è da chiedersi quale sia il senso della conservazione del cervello di Lenin da una parte e del suo corpo dall’altra. Soltanto studio? Dolcetta intitola il suo contributo Occultisme et Communisme e non esita a definire il monumento della piazza rossa, ispirato a modelli assiro-babilonesi ed egizi come un esempio di «magia nera». Non senza ragione. La conservazione dell’involucro di Lenin e dell’oggetto che conteneva il suo «eccezionale pensiero» richiama il pensiero di Nikolaj Fedorov (1828-1903), fautore di un pensiero panteista che propugnava un paradossale «misticismo materialista» che influenzò prima Dostojewsky, Tolstoy e Soloviev e poi – ricevendone una maggiore coerenza ideologica – Majalkowsky, Gorky, Lenin e altri personaggi dell’entourage di quest’ultimo, forse lo stesso Stalin.
Come lo studio separato delle cellule temporalesche non riesce a rendere il complesso dell’evoluzione del tempo atmosferico, così lo studio separato dello gnosticismo rivoluzionario, delle correnti calde della massonerie e di teorie come quelle di Fedorov non può permettere di indovinarne l’esito. L’esito è dato dalla loro somma e rispettiva influenza, in circostanze storiche in parte fortuite e in parte volute. Secondo Dolcetta, Fedorov affermava:

che la morte è il male assoluto; che la resurrezione dovrà essere operata non da Dio ma dall’Uomo, l’uomo nuovo: si vede qui la connessione con l’ultima fase del Cosmismo, secondo Marx ed Engels: la liberazione totale dell’uomo come scopo ultimo del socialismo (come per i nazisti lo scopo ultimo è la Sonnermesch: l’uomo–solare–divino; che la scienza sarà la nuova espressione del sacro sulla terra. Il Cosmismo è il primo movimento di superfice di una grande iceberg nascosto, che caratterizzerà il XX secolo. Poco dopo il Nazionalsocialismo tedesco monterà un’altra espressione apparentemente antitetica, del medesimo processo… (Dolcetta M. Témoiage, cit, p.140).

Il Progetto di Fedorov

Ciò che più ci importa è sapere che questa teoria aveva una base religiosa e si richiamava ad un dualismo zoroastriano-manicheo, a quello stesso Zarathustra cui si richiamava anche Nietzsche per la «trasvalutazione dei valori» – una delle forme della gnosi perenne. Il punto che ci interessa di più è che Fedorov credeva che esistesse la possibilità di resuscitare i morti come culmine di un’autoperfezionamento progressivo dell’umanità. Il richiamo al Zoroastrismo alle sorgenti del pensiero del Cosmismo fa anche sospettare che il modello dello ziqqurat della piazza rossa possa essere zoroastriano più che assiro-babilonese. Il «Progetto», come lo chiamava Fedorov, comprendeva oltre alla sconfitta della morte, considerato l’atto supremo, anche il controllo dei fenomeni atmosferici. Il Cosmismo russo era, per così dire, il nucleo segreto, l’ambizione suprema di una parte della classe dirigente sovietica negli anni Venti. Il Golem di Frankenstein si tramutava nell’intera natura, e in tutti i suoi processi micro e macroscopici. Per quanto sorprendente, questa possibilità si manifestò nella Russia sovietica proprio in forza del suo materialismo radicale, poiché i presupposti di Fedorov, esposti nei saggi Filosofia della Causa Comune, (o del Compito Comune) erano totalmente radicalmente materialisti e si basavano su premesse scientiste (Ferrari A. Resurrezione e rivoluzione nella cultura russa, «Quaderni di Avallon» n-17 (1988).

Quella di Fedorov oggi sarebbe definita una scienza alternativa, una junk science. Ma una simile ambizione si sovrappone ad un prometeismo privo di vincoli e di scrupoli – più che ad un occultismo – per il ruolo che attribuiva alla scienza (Per F. Dimitri, quello di Fedorov è un «occultismo» Dimitri F., Comunismo magico, Castelvecchi, Bologna 2004, p. 169). L’influsso reciproco fra Cosmismo (termine coniato dopo la metà del secolo) e occultismo vero e proprio non sono definibili. Fedorov, eccentrico erudito, visse poveramente immerso nei suoi pensieri. Attribuiva al controllo degli istinti, quello del mangiare, del bere e all’istinto sessuale, una grande importanza per la costruzione dell’uomo nuovo, una classica riproposizione di alcune caratteristiche tipiche dello gnosticismo più radicale. Le forma dello gnosticismo russo del diciannovesimo secolo, contemplavano i due metodi caratteristi di questa forma di pensiero: il controllo totale sugli istinti o il loro rovesciamento in comportamenti antinomistici. Come i «demoni» nichilisti di cui Dostojevsky ci ha dato ritratti memorabili. 

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Bibliografia

  • Pellicani L., La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario, Etas, Milano 1995.
  • Fischer L., Vita di Lenin, 1, Il saggiatore, tr. it. Il saggiatore Milano 1967.
  • Michael E. Jones, Dionysos Rising, Ignatius Press.
  • Ligou D., cur., Dictonnaire de la franc-maçonnerie, Press Univ. De France Paris p. 714. La fonte è la Revue internationale des Sociétés Secrètes, Vol. VIII, 1919.
  • Mola A.M. Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano 1992.
  • Zbarsky I. – Hutchinson S., All’ombra del mausoleo. La storia dell’uomo che imbalsamò Hitler, Bompiani, Milano 1994.
  • Chamberlin, Storia della rivoluzione russa, II.
  • Ferrari A. Resurrezione e rivoluzione nella cultura russa, «Quaderni di Avallon» n-17 (1988).
  • Dolcetta M. Témoiage. Occultisme et communisme, autour de Lénine ete de l’Institut du cerveau, in A.A.V.V., Esotérisme ete socialisme «Politica hermetica», n-5 (1995).
  • Young, M. Russian Cosmism in the 1920’ and today in Glatzes Rosenthal B., cur., The occult in russian ad soviet cultur, Cornell U.P., Ithaca NY.
  • Young G.M. Fedorov’s transformation of the occult in Glatzes Rosenthal B., cur.
Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone

Mario Arturo Iannaccone si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Milano, specializzandosi in Storia del Rinascimento. È romanziere e saggista. Insegna Scrittura Creativa all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia. Ricercatore storico e studioso di storia dell’immaginario e delle idee, ha pubblicato molti libri e centinaia di articoli, collaborando con mensili, settimanali e quotidiani.

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