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Apologia di una traslazione angelica (1)

Mechthild Thaller

Mechthild Thaller (Ancilla) di Monaco (1868-1919) aderì al gruppo di preghiera del Beato Grignon de Monfort (1673-1716), ricevendo il nome di Maddalena della Croce. E spesso nei suoi scritti si identificò con questo nome, mentre altre volte si firmò semplicemente come “Ancilla”, nome che le fu attribuito dalla guida spirituale, padre Johannes Fisher, spiegandole che lei doveva essere una vera serva del Signore. Tra i suoi doni, ebbe quello di poter vedere gli Angeli, tra cui anche i suoi custodi, e per tale capacità riuscì bene a descrivere il mondo angelico nelle sua costituzione gerarchica. Ella disse in una testimonianza drammatica:

In questo momento il diavolo sta lavorando segretamente per raggiungere le anime… Si sta impegnando ad allentare il morale e la fede dei futuri sacerdoti. Contesterà l’esistenza degli Angeli e considererà la venerazione della Santissima Vergine un sentimentalismo, e tratterà il suo concepimento immacolato come una convinzione esagerata ed isterica; il dogma del concepimento immacolato sarà chiamato divinizzazione della Madre di Dio. Si alzeranno persino docenti e professori che parleranno di una esagerazione nella venerazione di Maria e dei Santi e solleciteranno i fedeli di rivolgersi direttamente a Dio e di non perdersi nella infantile e stupida venerazione dei santi nelle loro preghiere. [Fonte]

Ritengo possa essere un atteggiamento pericoloso per la fede, nell’attuale contesto secolarizzato, il ricorso unico e sistematico all’approccio storico-critico nei confronti delle tradizioni del trasporto angelico. Al contrario un approccio devoto, purché debitamente inteso, è da raccomandare, e un’apertura rinnovata alle tradizioni dei miracoli angelici ha molto da dare alla nostra vita cristiana. In tale prospettiva il tentativo di precisare quali elementi e a quali condizioni si possano tornare a difendere antiche tradizioni angelologiche, come quelle legate al Santuario della Corona, rappresenta un esercizio sicuramente proficuo e arricchente sotto il profilo spirituale e culturale.

Il Santuario

Il sito del Santuario Madonna della Corona ci offre una presentazione in termini storico-paesaggistici. La riporto per contestualizzare il discorso che andremo ad affrontare:

Il Santuario si trova a Spiazzi […]. Sorge aggrappato sulla roccia dei monti che lo circondano, a 774 metri sul mare, a strapiombo sulla valle dell’Adige. Il Santuario della Corona è luogo di silenzio e di meditazione, sospeso tra cielo e terra, celato nel cuore delle rocce del Baldo. Documenti medievali attestano che già intorno all’anno Mille nell’area del Baldo vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo accessibili attraverso uno stretto e pericoloso sentiero nella roccia. Una pia tradizione collocava la nascita del Santuario della Madonna della Corona nel 1522, anno in cui la scultura qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II, ma la datazione viene smentita dall’esistenza, nei recessi dell’attuale Santuario, di un dipinto di una Madonna con bambino, di fattura trecentesca, che costituì la prima immagine venerata nell’originaria chiesetta, che da essa prese nome. Tra il 1434 ed il 1437 S. Maria di Montebaldo, passò in proprietà ai Cavalieri di San Giovanni, o del Santo Sepolcro, presenti a Verona dal 1362 come commenda di San Vitale e Sepolcro, che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806. A questo periodo sembra risalire il gruppo in pietra della Pietà poi venerata come Madonna della Corona. Alta 70 centimetri, larga 56 e profonda 25, la statua è in pietra locale dipinta. La statua poggia su un piedistallo recante la scritta “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432”, tradizionalmente considerata come prova che la statua venne fatta realizzare e donata alla Corona nel 1432 da Lodovico Castelbarco, proveniente da una nobile famiglia roveretana. Nei quattro secoli di gestione, la Commenda trasformò radicalmente la Madonna della Corona, facendola diventare un autentico Santuario capiente ed accessibile grazie alla sistemazione del ponte in legno di accesso a valle (1458) e alla costruzione sopra la preesistente di una nuova chiesa, di circa 18 metri per 7 (1490- 1521). Nel corso del Cinquecento vennero realizzate le due scale di accesso tuttora visibili: la più ampia, di 556 gradini, che dalla fonte di Spiazzi, poi denominata “Fonte dell’Indipendenza”, scendeva al ponte del tiglio, e quella più stretta, di 234 gradini, ricavata nella roccia lungo l’originario strettissimo percorso che conduceva dal ponte alla chiesa”.

Ricostruzione storica degli eventi

Santuario Madonna della Corona

Vorrei iniziare con il tentativo di ricostruire gli eventi e i dati in nostro possesso, cercando di essere il più oggettivi possibile:

1. Nel Medioevo si avvia una esperienza eremitica nel luogo ove sorgerà il Santuario.

2. Nel XV secolo i Cavalieri del Santo Sepolcro assumono la custodia del nascente Santuario.

3. A fine XV secolo si registrano le prime liturgie mariane.

4. Si conserva fino ad oggi una statua, la quale porta in epitaffio la data di manifattura, 1432. Plausibile ritenere, salvo diverse indicazioni, che tale data corrisponda al periodo in cui la statua è stata realizzata e donata al Santuario. Mancano altri documenti a sostegno di tale ipotesi.

5. XV-XVI sec, si compiono lavori di ampliamento della chiesa e si edifica l’attuale Santuario.

6. XVI sec, si diffondono legendae popolari circa la comparsa miracolosa di una statua della pietà. Tali legendae sono arricchite di molteplici tratti: trasporto angelico della statua da Rodi a Spiazzi; ulteriori spostamenti misteriosi della medesima nel bosco di Spiazzi; fenomeni foto-acustici misteriosi nella notte del ritrovamento; doppia tradizione miracolistica dell’albero di tiglio posto nel sito del ritrovamento del simulacro.

7. 1630 ca, fra Patrizio da Venezia testimonia l’esistenza di una legenda popolare a Rodi, circa una statua della Madonna misteriosamente scomparsa prima dell’assedio di Solimano II, 1522. Lo stesso religioso sostiene l’identità tra la statua di Rodi e quella della Corona, accreditando così entrambe le legendae popolari del XVI secolo.

8. Il Diario veronese inedito dà credito alla lezione di fra Patrizio.

9. XVII sec iniziano a diffondersi alcuni studi – non molti, ma ben documentati – che sottolineano incongruenze, mancanza di fonti, preesistenza del Santuario al miracolo, inattendibilità delle testimonianze per motivi differenti tra loro. Si fa luce sulla storia del sito religioso e contemporaneamente si smantella la credibilità delle legendae.

10. Ad oggi prevale la lezione anti-miracolistica. Il Santuario si presenta al pubblico come: “meta ideale per chi desidera unire momenti di preghiera e serenità interiore a occasioni per rilassarsi e godere in tutta tranquillità degli spettacoli che la natura può offrirvi in questo luogo incantevole”.

Fonti moderne e contemporanee

Per approfondire la tematica ho fatto ricorso al poderoso e ottimo lavoro di Dario Cervato, La Madonna della Corona. Storia del primo Santuario mariano della Diocesi di Verona, Santuario Madonna della Corona, Verona 2007.  Da esso ho tratto le seguenti parti, che cito a salti: la prima relativa a fra Patrizio, la seconda tratta dal Diario Veronese inedito. Le riporto perché necessarie al fine di ricostruire in modo oggettivo quanto oggi sappiamo e possiamo dire circa la tesi miracolistica. Non riporto le citazioni a favore della ricostruzione storico-critica, lasciando a tutti l’agio di consultare la fonte su esposta e nuovamente garantendo che è espressione di uno studio accurato. Quando la criticheremo, sarà in nome di una diversa prospettiva globale sulla storiografia e non per errori procedurali da parte degli storici moderni.

Fra Patrizio da Venezia

Nel 1625 Patrizio da Venezia (1693-1666) fu fatto schiavo da corsari turchi e a Rodi sentì alcuni vecchi narrare di una Madonna (una Pietà) miracolosa e assai venerata, la quale durante l’assedio turco all’isola (nella seconda metà del 1522) sparì senza lasciare traccia; di lei si diceva che fosse stata trasferita nello stato veneto. Il 22 maggio 1627 Patrizio, liberato e tornato a Venezia, si fece frate cappuccino, mentre la sua famiglia da Venezia si trasferì a Caprino. Qualche anno dopo il religioso, definito nel Necrologio cappuccino “molto prudente e di talenti singolari”, si recò a Caprino per passare alcuni giorni nella sua famiglia e lì sentì parlare della Madonna della Corona, che sarebbe appunto venuta da Rodi, rimase convinto che si trattasse proprio della stessa… Questo, si badi, bene è in ordine di tempo il primo accenno che si possiede sulla provenienza della Madonna della Corona da Rodi. Il racconto, collocato fra il 1630 e il 1640… Nacquero di qui nuove narrazioni fantasiose riguardanti l’apparizione della statua, il passaggio al luogo dell’apparizione e i tentativi di collocazione dell’immagine. Nella notte dell’arrivo della statua da Rodi, tutta la zona dell’attuale Santuario sarebbe stata pervasa da luci e musiche, percepite con chiarezza anche dagli abitanti dei Lessini nell’altro versante della Val d’Adige, fino a una contrada si Sant’Anna d’Alfaedo, dove si conserva ancora un quadro settecentesco dipinto a ricordo del fatto [il quadro è stato stimato dal Simoeoni “un’opera rozzissima del XVIII; perciò non ha alcun valore]…

Altri han formulato delle osservazioni critiche su tali racconti originati da fra Patrizio… non è necessario ricorrere al miracoloso senza necessità e con il risultato di frapporre degli inutili ostacoli alla verità dei fatti… abbellimenti troppo tardivi rispetto ai fatti che pretendono di avvalorare… Gli interventi appena richiamato si affermarono in un ambiente devozionale, impostosi in misura rilevante e a dir poco assai curiosa nella Verona del tempo”. (pp.101-104)

Il Diario Veronese Inedito

Diario Veronese inedito, 1710: “Nell’anno 1522 comparve la Beatissima Vergine detta della Corona alle falde di Montebaldo territorio veronese portata dagli Angeli dalla città di Rodi in tempo che essa Città fu assediata da Turchi, et poi presa l’anno susseguente con grandissima stragie de Christiani, convertendo le Chiese in Moschee et le Croci in Lune” (Diario p.61 in p.129).

Tesi storico-critica

La tesi storico-critica è la posizione sostenuta dagli storici moderni nel giudicare la scansione dei fatti storici, in questo caso legati al Santuario e alle legendae. Avendo sotto i nostri occhi lo schema sopra proposto, in ottica storico-critica esso verrebbe riletto e argomentato come segue (le parti di commento in prospettiva storico-critica sono quelle in corsivo):

1. Nel Medioevo si avvia una esperienza eremitica nel luogo ove sorgerà il Santuario. La cosa è documentata e quindi va tenuta per vera.

2. Nel XV secolo i Cavalieri del Santo Sepolcro assumono la custodia del nascente Santuario. La cosa è documentata e quindi va tenuta per vera.

3. A fine XV secolo si registrano le prime liturgie mariane. La cosa è documentata e quindi va tenuta per vera.

4. Si conserva fino ad oggi una statua, la quale porta in epitaffio la data di manifattura, 1432. Si assume che tale data corrisponda al periodo in cui la statua è stata realizzata e donata al Santuario.

5. XV-XVI sec, si compiono lavori di ampliamento della chiesa e si edifica l’attuale Santuario. La cosa è documentata e quindi va tenuta per vera.

6. XVI sec, si diffondono legendae popolari circa la comparsa miracolosa di una statua della pietà. Tali legendae sono arricchite di molteplici tratti: trasporto angelico della statua da Rodi a Spiazzi; ulteriori spostamenti misteriosi della medesima nel bosco di Spiazzi; fenomeni foto-acustici misteriosi nella notte del ritrovamento; doppia tradizione miracolistica dell’albero di tiglio posto nel sito del ritrovamento del simulacro. Esse sono espressione del senso religioso dei veronesi di quei secoli, oggi non meritano credito alcuno.

7. 1630 ca, fra Patrizio da Venezia testimonia l’esistenza di una legenda popolare a Rodi, circa una statua della Madonna misteriosamente scomparsa prima dell’assedio di Solimano II, 1522. Lo stesso religioso sostiene l’identità tra la statua di Rodi e quella della Corona, accreditando così entrambe le legendae popolari del XVI secolo. Questa è espressione del senso religioso dei veronesi di quei secoli, oggi non merita credito alcuno, tanto più in quanto la testimonianza tardiva di un secolo rispetto agli eventi, nonché non supportata da altre testimonianze.

8. Il Diario veronese inedito dà credito alla lezione di fra Patrizio. Questo documento ripete testimonianze precedenti, già giudicate non degne di nota.

9. XVII sec, iniziano a diffondersi alcuni studi – non molti, ma ben documentati – che sottolineano incongruenze, mancanza di fonti, preesistenza del Santuario al miracolo, inattendibilità delle testimonianze per motivi differenti tra loro. Si fa luce sulla storia del sito religioso e contemporaneamente si smantella la credibilità delle legendae. Gli studi in oggetto sono conformi al metodo moderno, hanno valore di verità storica, vanno tenuti per veri (fatto salvo il commento al punto successivo).

10. Ad oggi prevale la lezione anti-miracolistica. Il Santuario si presenta al pubblico come: “meta ideale per chi desidera unire momenti di preghiera e serenità interiore a occasioni per rilassarsi e godere in tutta tranquillità degli spettacoli che la natura può offrirvi in questo luogo incantevole”. Nulla da sottolineare, lo status quo non sembra da mettersi in questione, l’attuale prospettiva razionale storico-critica esprime il giusto equilibrio nel giudizio. Coloro i quali sostengano tesi miracolistiche non hanno dignità di scienza, possono sostenere quelle posizioni a titolo meramente privato.

Continua…

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Bibliografia e sitografia

  • Sito Santuario della Corona
  • Dario Cervato, La Madonna della Corona. Storia del primo Santuario mariano della Diocesi di Verona, Santuario Madonna della Corona, Verona 2007.

Marco Begato

Marco Begato

Nato nel 1983, don Marco Begato è un Salesiano (SDB) che ha svolto studi di filosofia conseguendo la laurea magistrale (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) e la Licenza (Universitas Pontificia Salesiana, Roma). Ha completato studi musicali in Sassofono e Didattica della Musica (Conservatorio Luca Marenzio, Brescia). Lavora come docente, dopo aver insegnato latino e filosofia nei Seminari e al liceo, oggi segue i corsi di IRC presso Istituti Tecnici e Centri di Formazione Professionale. Collabora con varie testate online di apologetica, in primis con l'Osservatorio Internazionale Van Thuan e il sito Altare Dei. È socio della piccola associazione tradizionale Amicizia San Benedetto Brixia. Dirige e cura il sito www.veritaslauretana.it in difesa della tradizione miracolosa angelologica.

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